lunedì 24 agosto 2009

Dal primo capitolo del libro di Michele Sakkara: "Leni Riefenstahl"

Il Cinema mondiale in occasione della scomparsa di Leni Riefenstahl, si inchina riverente davanti alla Salma di colei che deve doverosamente essere ricordata per i suoi geniali film, divenuti fondamentali nella storia del cinema.

Questo l’epitaffio dovuto alla grandezza di colei che con immagini di soggiogante bellezza aveva raggiunto magistralmente effetti spettacolari in: Der Sieg des Glaubens (1933), Tag des Freiheits (1935), Triumph des Willens (1936), e nel famosissimo e insuperato Olympia (1938).
Invece, i mezzi di informazione hanno dato notizia della sua morte in maniera faziosa, fino allo scadimento più squallido e rispolverando vecchi commenti di denazificazione, come:

Signora, non è un delitto essere andata a letto con Hitler. Vogliamo solo sapere se era sessualmente normale... (Interrogatorio degli americani, 1946)

Nata a Berlino il 22 agosto 1902, Hèléne Bertha Amalie Riefenstahl apparteneva alla media borghesia, essendo figlia di un uomo d’affari titolare di una Azienda che produceva impianti di riscaldamento.
Fin dalla prima adolescenza aveva rivelato grande interesse per il mondo artistico studiando pittura e danza classica, nonostante l’opposizione della famiglia. Negli anni 1923-26, il suo talento di ballerina la condusse alla ribalta facendola notare da Max Reinhardt, che la fece danzare in varie città europee come Praga, Zurigo e, naturalmente, Berlino. Nella capitale tedesca, la Riefenstahl conobbe Arnold Fanck, che stava cercando una giovane attrice in grado di interpretare la figura di una ballerina, appassionata della montagna. Subito la scritturò come protagonista del suo film Der heilige Berg (1926), nel cui prologo ella eseguiva la "Danza del mare", un ballo di gusto espressionistico.
La scoperta del cinema e della montagna (Fanck era un regista specializzato in film a base di arrampicate e cime nevose), distolsero la Riefenstahl dalla danza, e da allora divenne attrice e interpretò film sempre diretti da Fanck.
Der grosse Sprung (1927) e Der weisse Rausch (1931) appartenevano al genere della commedia leggera, mentre S.O.S. Iceberg (1933) girato in Groenlandia (co-regia di Tay Garnett per la versione in lingua inglese), era di genere drammatico.
Ma il più famoso in assoluto per il successo ottenuto, che portò grande notorietà a lei e alla sua bruna bellezza sportiva, fu Die weisse Hölle von Piz Palü (1929), regia di George W. Pabst, con Güstav Diessl.
Das Blaue Licht (La bella maledetta), oltre che per il suo frequente luminoso fascino visivo, fu il film notato soprattutto per la maestria del montaggio.
Sulla suggestione esercitata dai meravigliosi paesaggi alpestri e dai volti dei montanari, si basava il primo film da lei diretto (con la collaborazione di Hans Schneeberger per la parte tecnica), nel 1932. Suoi erano anche soggetto, sceneggiatura e produzione e per l’occasione aveva appositamente costituita una Casa di produzione.
Era la trasposizione cinematografica di una popolare leggenda dolomitica: una vivissima luce brillava in una grotta di cristallo e solo Junta (ragazza selvaggia e misteriosa) conosceva il sentiero per raggiungerla, fino a quando un pittore scopriva il segreto e lo rivelava ai superstiziosi abitanti del villaggio, provocando la morte della ragazza che precipitava in un burrone.