giovedì 27 ottobre 2011

Cattivi libri, cattivi maestri? (di Valeria Palumbo)

Come ricordava giustamente Cristina Comencini al festival Letteratura, che si è appena tenuto a Verbania, e che da qualche anno è un riferimento per chi si batte per l’ambiente, la montagna, il giornalismo d’inchiesta, è difficile che in Italia escano stroncature di libri perché i recensori preferiscono scrivere dei libri che sono loro piaciuti (si dà per scontato che li abbiano anche letti). Io sono perennemente in ritardo con le mie recensioni perché appunto leggo tutto. E quindi adesso sto sia per rompere questa tradizione, sia per fare una cosa scorretta: sconsigliarvi un libro che non ho letto. In realtà sto semplicemente mettendovi in guardia contro la presentazione di un libro, La falange spagnola, di Paolo Rizza, così come mi è arrivata in un comunicato stampa. Testuale: «Collocandosi autonomamente tra le tendenze rivoluzionarie che nel Ventesimo secolo sfidarono il capitalismo e il comunismo, la Falange spagnola di José Antonio Primo de Rivera ha saputo esemplificare in termini etico-politici una vigorosa reazione alla sovversione anti-tradizionale. Il suo riferimento ad una milizia vissuta con il fervore di una sincera disposizione ascetico-religiosa, ha rappresentato la cornice adatta per la riaffermazione di una società depurata da contaminazioni materialistiche e protesa al compimento di una rivoluzione cementata da una viva coscienza del primato dei valori dello spirito». Per quanto i testi di esaltazione del nazismo e del fascismo o dello stalinismo (e perfino del maoismo) non siano così rari, una santificazione del falangismo spagnolo, alla base di una feroce e ottusa dittatura durata 40 anni, non mi era mai capitata fra le mani. Sembra una presentazione (anche nei toni) degli anni Trenta. Devo dire che molto correttamente l’editore ha risposto alle mie proteste. Ognuno è rimasto sulle proprie posizioni. E quindi io sono ancora sconcertata. Anche perché credo che le parole siano pericolose.
O preziose. Per questo spero che saranno preziose quelle che si ascolteranno, invece, dagli oltre cento autori (scrittori, intellettuali, artisti, politici, prelati e magistrati) attesi nel centro storico di Polignano a Mare, in Puglia, dal 6 al 9 luglio, per il festival Il libro possibile, arrivato al decimo anno. L’anteprima è stata il 24 giugno con la grande scrittrice nicaraguense Gioconda Belli e il suo Nel paese delle donne (Feltrinelli). Nelle quattro serate del Festival, una serie di tavole rotonde dedicate all’attualità (mafia e anniversario dell’Unità d’Italia), alla giustizia, all’economia, all’ambiente (green economy, ecomafie, allarme clima, centrali nucleari e risorse idriche), alla letteratura e allo spettacolo. Il 9 ci saranno i cinque finalisti dello Strega, dopo la nomina del vincitore (l’8 luglio). Tra gli ospiti cito solo Gianrico Carofiglio, Curzio Maltese, Federico Rampini, Nicola Gratteri, Serena Dandini, Walter Veltroni, Pietro Grasso, Innocenzo Cipolletta, Umberto Ambrosoli, Mario Tozzi, Pierluigi Vigna, Francesca Comencini, Ennio Fantastichini, Armando Spataro. Altri ospiti con la letteratura, o la buona letteratura, o con i temi “alti” c’entrano poco, anche se scrivono libri. Ma i festival cercano spesso di accontentare un pubblico vasto. E questo in Italia significa sempre far scelte “televisive”. Se però servisse per avvicinare nuovo pubblico ai libri, ben vengano. L’Italia, forse, sta cambiando. Adesso, più che mai, ha bisogno di farlo con l’aiuto della cultura.

Valeria Palumbo

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