Dopo la soppressione nel 1773, nei primi dell'Ottocento la Compagnia di Gesù conobbe una vera e propria rinascita nel nostro Paese. I Gesuiti divennero nuovamente i più attivi difensori del Papa, una vera e propria élite militante in favore dell’ortodossia e dei diritti della Chiesa. Per tali ragioni, come documenta questo agile e ben documentato saggio di Giuseppe Brienza, protestanti, liberali e logge massoniche intensificarono prima e durante il "fatidico"1848 la loro falsa ed infamante propaganda, tanto da trasformare l’aggettivo “gesuitico” in un sinonimo ancora oggi usato per etichettare qualcuno di ipocrisia, ambizione o doppiezza. L’antigesuitismo del XIX secolo si configurò quindi molto similmente all’antisemitismo dei nostri giorni. La strutturazione centralistica, militaresca e rigorosa dei religiosi ignaziani, il quarto voto aggiunto di servire in modo speciale il Romano Pontefice, il dovere di obbedienza particolarmente sentito (condannato dagli avversari come obbedienza cieca) e il fatto di non essere istituzionalmente legati ad un luogo particolare furono durante il c.d. Risorgimento fattori determinanti affinché l’Ordine divenisse, in quanto squadra d’assalto flessibile, efficiente e versatile della Chiesa cattolica, bersaglio privilegiato di anticattolici e rivoluzionari di ogni genere e specie.
Il Corriere del Sud N. 15 - 15 ottobre 2007
http://www.corrieredelsud.it/site/modules/article/view.article.php?265
sabato 20 ottobre 2007
Recensione su "Il Corriere del Sud"
Dopo la soppressione nel 1773, nei primi dell'Ottocento la Compagnia di Gesù conobbe una vera e propria rinascita nel nostro Paese. I Gesuiti divennero nuovamente i più attivi difensori del Papa, una vera e propria élite militante in favore dell’ortodossia e dei diritti della Chiesa. Per tali ragioni, come documenta questo agile e ben documentato saggio di Giuseppe Brienza, protestanti, liberali e logge massoniche intensificarono prima e durante il "fatidico"1848 la loro falsa ed infamante propaganda, tanto da trasformare l’aggettivo “gesuitico” in un sinonimo ancora oggi usato per etichettare qualcuno di ipocrisia, ambizione o doppiezza. L’antigesuitismo del XIX secolo si configurò quindi molto similmente all’antisemitismo dei nostri giorni. La strutturazione centralistica, militaresca e rigorosa dei religiosi ignaziani, il quarto voto aggiunto di servire in modo speciale il Romano Pontefice, il dovere di obbedienza particolarmente sentito (condannato dagli avversari come obbedienza cieca) e il fatto di non essere istituzionalmente legati ad un luogo particolare furono durante il c.d. Risorgimento fattori determinanti affinché l’Ordine divenisse, in quanto squadra d’assalto flessibile, efficiente e versatile della Chiesa cattolica, bersaglio privilegiato di anticattolici e rivoluzionari di ogni genere e specie.
Il Corriere del Sud N. 15 - 15 ottobre 2007
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I Gesuiti e la Rivoluzione italiana nel 1848
martedì 8 maggio 2007
Novità editoriale. I GESUITI E LA RIVOLUZIONE ITALIANA NEL 1848

Al contrario, furono invece perseguitati e costretti a lasciare il paese insigni studiosi appartenenti alla Compagnia, molto apprezzati all’estero (dove poterono infatti trovare rifugio e continuare le loro attività), come i padri Francesco de Vico e Angelo Secchi considerati ancor oggi pionieri dell’astrofisica, i teologi Giovanni Perrone e Johann Baptist Franzelin, e infine il filosofo Luigi Taparelli d’Azeglio i cui studi sul diritto naturale e sui rapporti fra società civile e Stato (questi ultimi per molti aspetti anticipatori dell’attuale dibattito sul “principio di sussidiarietà”) rappresentano pietre miliari nel pensiero cattolico contemporaneo.
La testimonianza di fedeltà dei Gesuiti all’Ordine e al Papa anche come sovrano temporale conferma come in buona parte degli Stati preunitari, nonostante le infiltrazioni illuministiche verificatesi nelle élite intellettuali, il clero e il mondo scientifico continuassero ad essere fedeli a Pio IX. Romana del resto — come ha dimostrato Giuseppe Spada, lo storico coevo probabilmente più documentato di quegli anni e ampiamente citato nel saggio — la rivoluzione del ’48-’49 nella capitale del Papa-re lo fu solo nella terminologia usata dalla propaganda del tempo e trasmessa fino ad oggi dalla vulgata risorgimentale.
Giuseppe Brienza
I GESUITI E LA RIVOLUZIONE ITALIANA NEL 1848
Edizioni Solfanelli
[ISBN-88-89756-20-9]
Pag. 64 - € 7,00
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Novità editoriale. I GESUITI E LA RIVOLUZIONE ITALIANA NEL 1848

Al contrario, furono invece perseguitati e costretti a lasciare il paese insigni studiosi appartenenti alla Compagnia, molto apprezzati all’estero (dove poterono infatti trovare rifugio e continuare le loro attività), come i padri Francesco de Vico e Angelo Secchi considerati ancor oggi pionieri dell’astrofisica, i teologi Giovanni Perrone e Johann Baptist Franzelin, e infine il filosofo Luigi Taparelli d’Azeglio i cui studi sul diritto naturale e sui rapporti fra società civile e Stato (questi ultimi per molti aspetti anticipatori dell’attuale dibattito sul “principio di sussidiarietà”) rappresentano pietre miliari nel pensiero cattolico contemporaneo.
La testimonianza di fedeltà dei Gesuiti all’Ordine e al Papa anche come sovrano temporale conferma come in buona parte degli Stati preunitari, nonostante le infiltrazioni illuministiche verificatesi nelle élite intellettuali, il clero e il mondo scientifico continuassero ad essere fedeli a Pio IX. Romana del resto — come ha dimostrato Giuseppe Spada, lo storico coevo probabilmente più documentato di quegli anni e ampiamente citato nel saggio — la rivoluzione del ’48-’49 nella capitale del Papa-re lo fu solo nella terminologia usata dalla propaganda del tempo e trasmessa fino ad oggi dalla vulgata risorgimentale.
Giuseppe Brienza
I GESUITI E LA RIVOLUZIONE ITALIANA NEL 1848
Edizioni Solfanelli
[ISBN-88-89756-20-9]
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