sabato 20 ottobre 2007

Recensione su "Il Corriere del Sud"

Dopo la soppressione nel 1773, nei primi dell'Ottocento la Compagnia di Gesù conobbe una vera e propria rinascita nel nostro Paese. I Gesuiti divennero nuovamente i più attivi difensori del Papa, una vera e propria élite militante in favore dell’ortodossia e dei diritti della Chiesa. Per tali ragioni, come documenta questo agile e ben documentato saggio di Giuseppe Brienza, protestanti, liberali e logge massoniche intensificarono prima e durante il "fatidico"1848 la loro falsa ed infamante propaganda, tanto da trasformare l’aggettivo “gesuitico” in un sinonimo ancora oggi usato per etichettare qualcuno di ipocrisia, ambizione o doppiezza. L’antigesuitismo del XIX secolo si configurò quindi molto similmente all’antisemitismo dei nostri giorni. La strutturazione centralistica, militaresca e rigorosa dei religiosi ignaziani, il quarto voto aggiunto di servire in modo speciale il Romano Pontefice, il dovere di obbedienza particolarmente sentito (condannato dagli avversari come obbedienza cieca) e il fatto di non essere istituzionalmente legati ad un luogo particolare furono durante il c.d. Risorgimento fattori determinanti affinché l’Ordine divenisse, in quanto squadra d’assalto flessibile, efficiente e versatile della Chiesa cattolica, bersaglio privilegiato di anticattolici e rivoluzionari di ogni genere e specie.

Il Corriere del Sud N. 15 - 15 ottobre 2007
http://www.corrieredelsud.it/site/modules/article/view.article.php?265

Recensione su "Il Corriere del Sud"

Dopo la soppressione nel 1773, nei primi dell'Ottocento la Compagnia di Gesù conobbe una vera e propria rinascita nel nostro Paese. I Gesuiti divennero nuovamente i più attivi difensori del Papa, una vera e propria élite militante in favore dell’ortodossia e dei diritti della Chiesa. Per tali ragioni, come documenta questo agile e ben documentato saggio di Giuseppe Brienza, protestanti, liberali e logge massoniche intensificarono prima e durante il "fatidico"1848 la loro falsa ed infamante propaganda, tanto da trasformare l’aggettivo “gesuitico” in un sinonimo ancora oggi usato per etichettare qualcuno di ipocrisia, ambizione o doppiezza. L’antigesuitismo del XIX secolo si configurò quindi molto similmente all’antisemitismo dei nostri giorni. La strutturazione centralistica, militaresca e rigorosa dei religiosi ignaziani, il quarto voto aggiunto di servire in modo speciale il Romano Pontefice, il dovere di obbedienza particolarmente sentito (condannato dagli avversari come obbedienza cieca) e il fatto di non essere istituzionalmente legati ad un luogo particolare furono durante il c.d. Risorgimento fattori determinanti affinché l’Ordine divenisse, in quanto squadra d’assalto flessibile, efficiente e versatile della Chiesa cattolica, bersaglio privilegiato di anticattolici e rivoluzionari di ogni genere e specie.

Il Corriere del Sud N. 15 - 15 ottobre 2007
http://www.corrieredelsud.it/site/modules/article/view.article.php?265

martedì 8 maggio 2007

Novità editoriale. I GESUITI E LA RIVOLUZIONE ITALIANA NEL 1848

Questo saggio offre uno scorcio chiarificatore sulla vicenda di molti religiosi della Compagnia di Gesù che, nell’Italia infiammata dalla Rivoluzione europea del 1848, furono messi al bando e costretti a defatiganti esili a causa dei moti risorgimentali dello stesso anno. Propellente ideologico innescato contro i Gesuiti furono soprattutto i corrosivi pamphlet di Vincenzo Gioberti, che li accusava di costituire “uno dei principali ostacoli al riscatto d’Italia”.
Al contrario, furono invece perseguitati e costretti a lasciare il paese insigni studiosi appartenenti alla Compagnia, molto apprezzati all’estero (dove poterono infatti trovare rifugio e continuare le loro attività), come i padri Francesco de Vico e Angelo Secchi considerati ancor oggi pionieri dell’astrofisica, i teologi Giovanni Perrone e Johann Baptist Franzelin, e infine il filosofo Luigi Taparelli d’Azeglio i cui studi sul diritto naturale e sui rapporti fra società civile e Stato (questi ultimi per molti aspetti anticipatori dell’attuale dibattito sul “principio di sussidiarietà”) rappresentano pietre miliari nel pensiero cattolico contemporaneo.
La testimonianza di fedeltà dei Gesuiti all’Ordine e al Papa anche come sovrano temporale conferma come in buona parte degli Stati preunitari, nonostante le infiltrazioni illuministiche verificatesi nelle élite intellettuali, il clero e il mondo scientifico continuassero ad essere fedeli a Pio IX. Romana del resto — come ha dimostrato Giuseppe Spada, lo storico coevo probabilmente più documentato di quegli anni e ampiamente citato nel saggio — la rivoluzione del ’48-’49 nella capitale del Papa-re lo fu solo nella terminologia usata dalla propaganda del tempo e trasmessa fino ad oggi dalla vulgata risorgimentale.

Giuseppe Brienza
I GESUITI E LA RIVOLUZIONE ITALIANA NEL 1848
Edizioni Solfanelli
[ISBN-88-89756-20-9]
Pag. 64 - € 7,00

Novità editoriale. I GESUITI E LA RIVOLUZIONE ITALIANA NEL 1848

Questo saggio offre uno scorcio chiarificatore sulla vicenda di molti religiosi della Compagnia di Gesù che, nell’Italia infiammata dalla Rivoluzione europea del 1848, furono messi al bando e costretti a defatiganti esili a causa dei moti risorgimentali dello stesso anno. Propellente ideologico innescato contro i Gesuiti furono soprattutto i corrosivi pamphlet di Vincenzo Gioberti, che li accusava di costituire “uno dei principali ostacoli al riscatto d’Italia”.
Al contrario, furono invece perseguitati e costretti a lasciare il paese insigni studiosi appartenenti alla Compagnia, molto apprezzati all’estero (dove poterono infatti trovare rifugio e continuare le loro attività), come i padri Francesco de Vico e Angelo Secchi considerati ancor oggi pionieri dell’astrofisica, i teologi Giovanni Perrone e Johann Baptist Franzelin, e infine il filosofo Luigi Taparelli d’Azeglio i cui studi sul diritto naturale e sui rapporti fra società civile e Stato (questi ultimi per molti aspetti anticipatori dell’attuale dibattito sul “principio di sussidiarietà”) rappresentano pietre miliari nel pensiero cattolico contemporaneo.
La testimonianza di fedeltà dei Gesuiti all’Ordine e al Papa anche come sovrano temporale conferma come in buona parte degli Stati preunitari, nonostante le infiltrazioni illuministiche verificatesi nelle élite intellettuali, il clero e il mondo scientifico continuassero ad essere fedeli a Pio IX. Romana del resto — come ha dimostrato Giuseppe Spada, lo storico coevo probabilmente più documentato di quegli anni e ampiamente citato nel saggio — la rivoluzione del ’48-’49 nella capitale del Papa-re lo fu solo nella terminologia usata dalla propaganda del tempo e trasmessa fino ad oggi dalla vulgata risorgimentale.

Giuseppe Brienza
I GESUITI E LA RIVOLUZIONE ITALIANA NEL 1848
Edizioni Solfanelli
[ISBN-88-89756-20-9]
Pag. 64 - € 7,00